1. L'Imprenditore

That Night

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Administrator
    Posts
    235

    Status
    Dead

    Y-1
    Banner by shane ;

    1. L’Imprenditore;


    «–con ghiaccio!»
    Dubitava che la cameriera avesse sentito l’ultima parte della sua ordinazione, nonostante il cenno d’assenso del capo con cui lo aveva liquidato.
    «Pazienza.» Portò l’indice e il medio ad allentare la cravatta; «Tanto il Baileys sembra solo annacquato, col ghiaccio.»
    Si tolse la giacca color perla prima di sistemarla con cura sullo schienale, quindi grattò pigramente il retro del proprio collo. Inavvertitamente le sue dita incontrarono la barba appena accennata sui suoi zigomi, che rendeva la pelle ispida lungo la sua mascella marcata.
    Non aveva avuto il tempo per occuparsene, negli ultimi giorni: lavorava ogni sera fino a tardi per un progetto amministrativo che al suo capo dipartimento premeva alquanto, a giudicare dalle pressioni che gli faceva. A meno che non si trattasse di semplici antipatie.
    Il giorno seguente, aveva deciso, non sarebbe andato a lavoro. Le sue mansioni erano terminate prima di entrare in quel locale, rimaste indietro con la pozzanghera in cui era incespicato all’entrata. Staccare gli avrebbe fatto bene…
    Avrebbe piacevolmente impiegato l’ingegno nella ricerca di un buon ripiego da fornire al suo superiore, di fronte ad un bicchiere che si svuotava gradualmente e senza alcuna fretta.
    Un bicchiere che giaceva ora poco distante dalle sue braccia incrociate, la cui superficie vetrosa sembrava differenziarsi dal proprio contenuto solo per il colore.
    Ma non ci si ubriacava con la crema di Whisky.
    Si sentiva ognuno dei diciassette gradi alcolici in quelle due dita scarse di liquore, il profumo di spirito lievemente aromatizzato al caffè, ma restare a stomaco vuoto non sarebbe bastato a fargli vomitare l’anima nemmeno se ne avesse bevuto un litro tutto d’un sorso.
    In ogni caso, il genere di persona che frequentava quel posto aveva catturato la sua attenzione.
    Era stato un suo collega a dirgli che bastava aspettare per avere compagnia, se non si era troppo pignoli sull’orientamento sessuale.
    Chris non aveva pretese e nemmeno poi così tanta esperienza.
    Sudava freddo, se ci pensava troppo.
    Ma, cosa più importante, Chris non aveva niente da perderci.
    La ventiquattrore sistemata ai piedi del suo sgabello ormai non traboccava di carte firmate e controfirmate di cui era stato il corriere, a suo tempo; le promozione risultava inesorabilmente lontana, almeno quanto remota sembrava una possibile relazione con qualche collega piacente del suo reparto. Non si sentiva preparato a sostenere un rapporto che rischiava di compromettere il lavoro di impiegato statale, da cui così orgogliosamente si lasciava prosciugare l’energia.
    Amava tuttavia concedersi le spese di un single senza famiglia al seguito.
    La parete che lo fronteggiava era coperta da uno specchio, rivestito a sua volta di scaffali il cui unico e ricorrente soprammobile erano bottiglie dalle più svariate sfumature e tonalità di colore.
    Alle sue spalle, tra uno Jägermaister e il tappo squadrato di un Dissaronno ancora sigillato, intravide l’ombra dei divanetti di pelle cremisi su cui abitualmente intratteneva i colleghi di lavoro, suoi compagni di bevute. Il suo posto era quello in fondo a sinistra, perché gli altri vomitavano più facilmente, perciò dovevano restare quanto più vicino al bagno.
    Altri sedevano al loro posto, ora. Sembravano divertirsi molto.
    Qualcuno invece entrava proprio in quel momento, accompagnato da calde risate decisamente altisonanti; riconobbe il catrame permeare dalla voce lisa e gracchiante di una di quelle donne dal vestito eccessivamente aderente, fin troppo esiguo per creare l’effetto vedo-non vedo a cui probabilmente miravano. Principessa, pensò, dopo quella risata sguaiata, non serve provare a coprire quel forno col dorso della mano.
    Ben presto la sua schiena profumata di nicotina gli si accostò, mentre i posti a sedere diminuivano drasticamente assieme alle sue speranze.
    Rimaneva un posto accanto al suo, al culmine della serata, e il terzo giro di Baileys era ormai andato; leggeva il senso d’inquietudine e solitudine ormai tipico delle sue attese, sul fondo del bicchiere inesorabilmente vuoto.
    Allo scosso dell’ultima ora prima del nuovo giorno, quando la musica iniziò a cambiare i propri lineamenti in favore di un’atmosfera più velatamente calda, vide un braccio contrapporsi al suo fianco, mentre il rosso aspro ed intenso di un drink ancora intatto si lasciava increspare dai rilucenti cubetti di ghiaccio che galleggiavano in superficie.
    «Cincin.» gli suggerì il Martini dal bicchiere intarsiato, in trasparenza.
    Scomparve dal suo campo visivo, solo per ricomparire dimezzato nel suo contenuto pochi secondi dopo.
    «Alla salute,» rispose vagamente sorpreso.
    Improvvisamente, il rasoio sembrò un ricordo tremendamente vago, quando percepì in modo assente il braccio che scorreva sullo schienale rivestito della sua giacca.
    Si sarebbe sentito più sicuro, se almeno il suo viso fosse stato presentabile.
    «Stasera c’è un sacco di bella gente.»
    Lo rendeva nervoso non conoscere nulla del proprio interlocutore, ma preferì concentrarsi sulla sua voce, sul suo aspetto e, per una volta, dimenticare ciò che il suo cervello gli propinava con insistenza. Se solo avesse ingurgitato uno di quei pensieri razionali che gli comandavano di alzarsi, pagare ed allontanarsi nel modo più veloce e discreto, ogni suo sforzo quella sera sarebbe stato vano. Sarebbero tornati gli incontri pomeridiani, i documenti firmati e mai spediti, le lamentele della macchinetta del caffè guasta, lo stress dell’ennesima notte insonne… «Puoi chiamarmi Andrew.»
    Tutto in secondo piano. «Probabilmente non è la prima volta che te lo chiedono, Andrew, ma immagino che questo non sia il tuo vero nome.»
    Ebbe l'impressione di risultare scortese solo una volta ricollegato il cervello alla bocca, ma questa irruenza verbale non sembrò offenderlo; tutt'altro, lo sgomento nei suoi occhi durò pochi secondi prima di mutarsi in una complicità fuori luogo e al di fuori della sua comprensione.
    Poco prima diffidava persino di resistere abbastanza perché qualcuno lo avvicinasse, tanto era surreale la situazione, invece la signorina di prima si piegava all’indietro e scontrava le loro spalle senza scusarsi, mentre separava ancora un poco le gambe alla ricerca di stabilità.
    Seguì il polso esposto di Andrew, quando lo vide portarsi il bicchiere alle labbra; era sottile ed ossuto, ma non per questo gli dava l’idea di fragilità che avrebbe avuto lo stesso polso su una donna. Sorseggiava come se stesse stemperando il silenzio col più preciso degli strumenti, compiacendosi al tempo stesso di aver catturato la sua completa attenzione. Almeno era questa l’idea che gli dava.
    Sembrò comunque che stesse riflettendo sul suo quesito; in realtà Christian sapeva che non fosse così. «Già, c’è anche chi trova tutto questo romantico e pensa che conoscersi casualmente in questo modo possa essere l’inizio di una storia tra due persone. In ogni caso, tu non mi sembri il tipo… dico bene?»
    Ci aveva preso, questo Andrew.
    Non solamente con quell’accondiscendente replica che sapeva di cliché; il linguaggio del suo corpo era meccanico, malato di una ruggine velata quanto estesa, nonostante la sua schiena flessuosa sembrasse piegata per la prima volta sul ripiano di marmo del bar.
    Indossava uno sguardo falso, sfogliava il copione praticamente di fronte ai suoi occhi ed infine portava ancora con sé l'odore dell'ultimo uomo con cui probabilmente non si era limitato a parlare.
    Ma trasudava esperienza da quello stesso viso sfacciatamente vicino al suo; notò che fosse curvato da lineamenti armoniosi, difficilmente riconducibili a quelli di un uomo.
    Era piacente. Molto, per i suoi standard.
    Alzò l’indice per cogliere tracce dell’attenzione della barista, sperando in un immediato futuro di trarre vantaggio da quella sua astrazione mentale pagando qualcosa in meno; «Un altro!»
    «Offro io,» si sentì suggerire all’orecchio in maniera piuttosto suggestiva.
    Fu tentato di replicare che il suo lavoro gli consentiva di pagarsi un bicchierino di troppo, a dispetto dei pensieri di poco prima, ma non riuscì a dir niente quando si voltò per farlo.
    Definirlo semplicemente troppo vicino non avrebbe reso l'idea: come avesse il morbido seno di una donna formosa premuto contro la schiena, dovette resistere alla tentazione di chiudere il occhi per ricordare quella sensazione con precisione, quando il suo respiro scivolò lungo la sua clavicola e la sua lingua saggiava il suo zigomo senza lasciare traccia del proprio passaggio.
    Avvertì la sua mano accarezzargli languidamente la coscia, in maniera procace.
    «Sono un imprenditore, dopo tutto… lasciami fare il mio lavoro.» recitò con voce calma, quasi non fosse ad un palmo dalle labbra di un altro uomo; questo commento lo ricondusse alla realtà.
    Alzando un sopracciglio, Chris si chiese da quale punto di vista il suo atteggiamento fosse riconducibile ad una simile professione: l’esercizio professionale di un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi¹ non faceva per lui; avrebbe logorato il suo visino delicato e perfetto, ma solo quando sarebbe uscito dal corso di studi che, avrebbe giurato, stava frequentando. Tra qualche anno, in ogni caso.
    Era troppo giovane, per un simile mestiere: le sue spalle dritte, non eccessivamente larghe ma comunque ben piazzate, sembravano disconoscere le lunghe ore d’attesa di fronte ad un computer, nell’attento esame di una borsa che cala e si alza; le dita sottili e curate, da cui sporgevano nocche tornite a distanza regolare, non mostravano calli di una biro troppo consunta. Le sue gambe, snelle e slanciate com’era nel complesso la figura stessa, sembravano toniche ed allenate: quelle di Chris faticavano ad alzarsi dalla sedia girevole del suo ufficio, negli ultimi tempi.
    Andrew dava piuttosto l’idea di saper fare anche le fusa, se fosse stato in un letto, prima di lavare le lenzuola la mattina seguente; s'immaginava il listino dei prezzi stampato sulla sua biancheria intima e tatuata sulla sua schiena, in modo che, anche nel momento decisivo, fosse impossibile dimenticare di trovarsi con una semplice prostituta.
    Un ghepardo, in compenso, avrebbe avuto meno sinuosità; occhi più docili.
    Ma Christian stava trattenendo il respiro, giustamente. Temeva di venirne deprivato, se avesse continuato a contemplare quel viso; per qualche motivo, non si sentiva bramoso di possederlo, come se in realtà sapesse di non esserne in grado.
    Glissò lo sguardo, scontrandosi con la dura voglia tra le sue gambe leggermente scostate: tendeva la stoffa ormai inumidita dei suoi boxer, mentre spostava la giacca dallo schienale e la usava per coprire il lieve rigonfiamento che percorreva il suo inguine. Giustificò mentalmente in più modi quella reazione alla situazione, con la realizzazione di un’aspettativa andata a buon fine e scusanti alla facilità con cui un qualunque sbarbatello riuscisse nell’eccitarlo con un semplice sussurro all’orecchio, ma inevitabilmente l'unica conclusione delle sue congetture prevedeva l'andare a leggere quel famoso listino.
    Il viso di Andrew era una maschera ormai confidenziale di inespressività costruita su sottili giochi di ombra, profumi diversi e variopinti. Immaginava persino il suo sapore.
    Sapore di ruggine. Sapore di lacrime; sapore di solitudine.
    Di pioggia. Di spalle che collidono contro delle mura e ne fanno il loro sostegno. Di occhi indiscreti rivolti ai suoi gemiti mal trattenuti all’ombra di un vicolo poco distante.
    Forse, quella sera, Chris avrebbe anche potuto rifiutare tutto questo.
    «Portati all’uscita del bar, mentre vado a pagare.» Andrew non era nemmeno il suo vero nome...
    Comunque gli concesse un pretesto per osservare il modo in cui riusciva a crearsi spazio tra la folla: la linea precisa e netta dei suoi fianchi conduceva il suo sguardo verso le rotondità del suo fondo schiena, minuziosamente descritto dai suoi pantaloni attillati, con la promessa di non doversene pentire.
    In quel momento, Chris aveva imparato che, ad andare con gli uomini, si godeva due volte: quando ti facevano venire e quando se ne andavano.










    ¹ chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi: definizione d’imprenditore, a norma dell’articolo 2082 del Codice Civile Italiano;
           

    Edited by Any Ikisy - 7/2/2012, 20:54
     
    Top
    .
0 replies since 5/2/2012, 20:32   73 views
  Share  
.